Le versioni Psp1 di SanSympnhony-V e di Virtual San sono state ufficialmente rilasciate. Con qualche novità in più rispetto alle attese, come nuove opzioni per il controllo della qualità del servizio (QoS) e la possibilità di sfruttare un nodo supplementare tenuto in standby fino al momento del bisogno.
Le anticipazioni fatte da DataCore in occasione dell’evento Powering the Cloud si sono tradotte in realtà: la software house statunitense ha infattiannunciato ufficialmente l’aggiornamento della sua piattaforma SanSymphony-V per lo storage definito dal software e di DataCore Virtual San, la soluzione per l’unificazione dell’infrastruttura di archiviazione che viene proposta per “qualunque hypervisor, qualsiasi storage”. Rispetto a quanto già rivelato qualche settimana fa (raddoppio della scalabilità fino a 64 nodi, possibilità di sfruttare una capienza di 64 petabyte, capacità di gestire fino a cento milioni di Iops, migliori prestazioni nelle operazioni di scrittura in ordine casuale, integrazione con la piattaforma Microsoft Azure – leggi qui la notizia), DataCore ha reso noto che le versioni Psp1 offrono nuove policy per tenere meglio sotto controllo la qualità del servizio (QoS, Quality of Service).
In SANsymphony-V10 Psp1 è possibile garantire priorità più elevata ai carichi di lavoro che devono soddisfare specifici accordi sui livelli di servizio (Sla). I controlli QoS gestiscono automaticamente il consumo delle risorse da parte dei carichi di lavoro con priorità più bassa. Per evitare che in ambienti “multi-tenant” possano registrarsi conflitti, la velocità di trasferimento dati e gli Iops delle applicazioni meno importanti vengono limitati in base alle impostazioni scelte dall’amministratore di sistema.
Inoltre, la nuova versione del software DataCore permette di tenere in standby un nodo su cui redistribuire i carichi di lavoro quando uno di quelli esistenti viene messo fuori servizio per manutenzione. Grazie a questa funzionalità, il controllo delle risorse di storage condivisibili del nodo in manutenzione può essere facilmente trasferito al nodo in standby senza interrompere i servizi applicativi e senza che velocità di trasferimento dei dati e tempi di risposta del sistema cambino. Nei cluster molto estesi o sparsi su aree metropolitane, il trasferimento del controllo al nodo in standby offre un ulteriore vantaggio: gli host e i relativi siti continuano ad accedere alle risorse di storage locali alla massima velocità possibile senza dover attraversare la rete metropolitana.