Il 2014 ci ha abituato alla filosofia del “software-defined everything”. In particolare nel 2015 Datacore Software ( che opera in questo settore ) prevede che il software-defined storage conquisterà il mercato continuando ad evolversi , spinto dai vantaggi in termini di produttività che è in grado di offrire ai clienti. “Ma il cambiamento avrà un impatto maggiore sui fornitori di sistemi per lo storage tradizionali, dato che il software-defined storage promette di rendere una commodity i sottostanti dispositivi per la memorizzazione dei dati”– ha dichiarato George Teixeira – CEO di DataCore e startega tecnolgico della società. Le piattaforme di software-defined storage consentiranno a questi dispositivi di ‘fare di più con minori risorse’, incrementandone l’utilizzo e lavorando su piattaforme diverse a livello infrastrutturale.
Anche i server saranno un alleato del software-defined storage, continuando ad alimentare la nuova categoria dei ‘server di storage’ e le SAN virtuali iper-convergenti. Soluzioni di software-defined storage come il software Virtual SAN di DataCore sono state pensate per eliminare i problemi e la complessità tipici delle reti di storage tradizionali, proponendo al contempo un percorso di crescita.
Datacore-virtual storage
In ambito più propriamente storage dischi e flash “faranno squadra” e il software coprirà entrambi i mondi. L’anno che si è da poco concluso ha visto continuare la tendenza a impiegare flash ovunque, con i dispositivi basati su questa tecnologia che si sono velocemente spostati dal semplice utilizzo nei server all’impiego a tutto campo. Inizialmente questo ha spinto molte nuove aziende a proporre storage di questo tipo, ma poi si è andati verso un elevato livello di consolidamento.
Continua Teixeira : “Il nuovo anno ci mostrerà poi come le tecnologie flash possano essere utilizzate in modo più pratico, migliorando la modalità con cui lavoreranno insieme alle esistenti tecnologie basate su disco. Quella flash è una soluzione eccellente per carichi di lavoro specifici che richiedono velocità di lettura elevate, come quelli dei database, ma non è conveniente per tutti i carichi di lavoro, e al momento costituisce solo una frazione molto piccola del parco di storage installato. Sul lato opposto sono posizionati gli economici dischi SATA, che continuano la loro avanzata e che utilizzano nuove tecnologie come quella basata sull’elio per supportare capienze sempre maggiori, fino a 10 TB per unità. Il loro limite rimane però la lentezza. I produttori vorrebbero farci credere che i clienti sposteranno lo storage al 100% su flash, ma un cambiamento di questo genere non è sostenibile a livello di costi, soprattutto considerando l’ampiezza della base installata”.
Un software-defined storage realizzato correttamente può aiutare a unificare il nuovo mondo flash con quello esistente e in continua evoluzione dei dischi. Entrambi hanno un futuro.
Dal punto di vista applicativo le soluzioni di cloud ibrido e quelle di disaster recovery basato su cloud saranno sempre più pratiche da implementare. Sempre di più le grandi imprese si trovano a gestire sia storage installato localmente sia storage cloud remoto (cloud ibrido). Lo storage installato localmente viene solitamente sfruttato per gestire i dati “attivi”, come quelli dei database e quelli delle attività orientate alle transazioni. Il cloud, invece, continua a essere tipicamente utilizzato per il backup, l’archiviazione e il disaster recovery e non per i carchi di lavoro in produzione, soprattutto a causa della velocità dei collegamenti Internet. Ora stanno però emergendo soluzioni come quella composta da DataCore e Microsoft StorSimple, che permette di spostare in modo trasparente i dati (residenti su qualunque sistema di storage) dai dispositivi locali a una cloud come Microsoft Azure. In più, anche se le operazioni di disaster recovery dalla cloud rimangono complicate, sono in arrivo nuovi strumenti di integrazione e procedure più automatizzate che renderanno più pratiche queste soluzioni.
In questo panormana non va dimenticato che è necessario creare servizi di storage per i dati virtuali slegati dall’ hardware e che siano in grado di regolare in modo più automatizzato le modalità con cui vengono sfruttate le risorse dell’infrastruttura.
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