Il report completo è disponibile all’indirizzo www.datacore.com/sds2015 .
DataCoreha
annunciato i risultati della quinta edizione della sua indagine annuale
sulloStato del Software-Defined Storage (SDS). Il sondaggio 2015 ha analizzato
l’influenza dell’SDS sulle organizzazioni di tutto il mondo, raccogliendo
informazioni dall’esperienza di 477 professionisti IT che stanno attualmente
utilizzando o valutando l’SDS con l’obiettivo di superare le criticità legate
allo storage dei dati. I risultati, derivanti da aziende appartenenti a settori
industriali differenti che gestiscono carichi di lavoro di ogni tipo, offrono
spunti di riflessione sorprendenti.
L’indagine ha
anche sondato il tema dei livelli di spesa legati ai temi caldi del momento,
come i Big Data, l’Object Storage e OpenStack. Inaspettatamente, i dati hanno
evidenziato che nel 2015 i finanziamenti stanziati per queste voci sono stati
bassissimi. Questo deludente risultato può essere parzialmente giustificato
dall’elevato numero di persone che nel corso dell’indagine hanno espresso
disillusione.
D’altro canto, il
report di quest’anno rivela numerosi elementi a favore dell’implementazione del
Software-Defined Storage. Il 52 per cento degli interpellati si aspetta che
l’SDS possa allungare la vita utile degli asset di storage già presenti in
azienda e garantire il funzionamento dell’attuale infrastruttura di storage
anche in futuro, integrando facilmente eventuali nuove tecnologie. Quasi metà
delle persone che hanno risposto al sondaggio cerca nell’SDS la possibilità di
non essere vincolata a uno specifico produttore di storage, abbassando così i
costi dell’hardware scegliendo tra fornitori diversi. Operativamente, gli
interpellati vedono l’SDS come un modo per semplificare la gestione di
dispositivi di storage di tipo diverso automatizzando le operazioni più
frequenti o complesse. Si tratta di risultati notevolmente diversi dal passato,
perché oggi l’indagine mostra un chiaro incremento nella percezione dei
benefici economici generati dal ricorso all’SDS(riduzione delle spese in conto
capitale), che vanno ad aggiungersi ai risparmi sulle spese operative già
evidenziati negli scorsi anni.
Tra i risultati
sorprende anche il fatto che nonostante la penetrazione complessiva sia in
crescita, nel 28 per cento dei casi la tecnologia flash è completamente
assente, e che il 16 per cento di chi vi ha fatto ricorso dichiari di non avere
raggiunto i miglioramenti prestazionali auspicati in termini di accelerazione
applicativa. Interessante notare, inoltre, che il 21 per cento degli
intervistati ha indicato come gli attesissimi sistemi iper-convergenti non
abbiano offerto i risultati previsti o non si siano integrati al meglio nelle
infrastrutture esistenti. Va detto, però, che il Software-Defined Storage e la
virtualizzazione dello storage sono considerati ora come necessità urgenti, con
il 72 per cento delle organizzazioni che sta facendo quest’anno importanti
investimenti su queste tecnologie. L’81 per cento prevede livelli analoghi di
investimento su tecnologie di Software-Defined Storage da incorporare in server
per SAN/SAN virtuali e soluzioni di storage convergente.
Altri elementi
emersi dall’indagine 2015 di DataCore sulloStatodel Software-Defined Storage:
· La capacità di
aggiungere capienza allo storage senza interrompere l’operatività aziendale
viene identificata come la ragione principale per la scelta del software di
virtualizzazione dello storage (52 per cento degli intervistati). Nella parte
alta della lista ci sono anche il supporto al mirroring sincrono e ai cluster
per l’elevata disponibilità su distanze metropolitane per garantire la
continuità operativa, nonché la replica dei dati asincrona per il disaster
recovery su sito remoto.
· Oltre metà
degli intervistati (il 53 per cento) sostiene di avere una capienza assegnata
allo storage flash inferiore al 10 per cento. La quota di chi sostiene di
utilizzare la flash per oltre il 40 per cento della capienza complessiva è
solamente del 9 per cento.
· Dopo avere
virtualizzato i carichi di lavoro dei server, oltre il 60 per cento degli
intervistati ha affrontato problemi di degrado delle prestazioni o l’incapacità
di raggiungere le prestazioni necessarie. Alla richiesta di quali fossero
tipicamente i problemi, il 61 per cento ha risposto la lentezza delle
applicazioni; il 46 per cento ha indicato come colpevoli i dispositivi di
storage proprietari.
· Gli errori
umani stanno portando alla necessità di maggiore automazione. È ormai sempre
più chiaro che la complessità legata alla crescita e alla diversificazione dei
dati comporta un prezzo da pagare: il 61 per cento degli interpellati ha
infatti indicato l’errore umano come causa delle interruzioni nei servizi
applicativi e nel funzionamento dei data center.
La tecnologia del
Software-Defined Storage: un passo avanti per tutto il settore
“Questa indagine
getta una nuova luce su come i professionisti IT approcciano le innovazioni
legate allo storage,” sostiene George Teixeira, Presidente e CEO di DataCore.
“I dati rivelano che molte organizzazioni si stanno allontanando dalle
funzionalità per lo storage legate ad hardware specifico, realizzando risparmi
su CAPEX e OPEX e aumentando il potere d’acquisto. Tutto questo è possibile
grazie alla mancanza di vincoli con hardware particolari e al fatto di non
essere costretti ad ‘acquistare tutto da zero’ quando si modernizza
l’infrastruttura di storage. Dall’indagine emerge anche che tecnologie promosse
con convinzione, come l’Object Storage, si trovano spesso relegate in programmi
pilota, dove l’IT spera di poterne valutare il vero valore.”
“Il
Software-Defined Storage e il software per la virtualizzazione dello storage,
invece, offrono tutte le funzionalità che il mercato oggi richiede, come la
disponibilità continua, prestazioni superiori e maggiore efficienza”, continua
Teixeira. “Questi benefici reali valgono molto di più negli investimenti 2015
di qualunque altra futura promessa di tecnologie e startup che devono ancora
essere confermate.”
“Sono due le
sorprese emerse dall’indagine: l’assenza di investimenti a breve termine per
Big Data e Object Storage tra la maggioranza degli intervistati e la
penetrazione relativamente contenuta della tecnologia flash in queste 477
organizzazioni,” dice DeniConnor, Founding Analyst di SSG-NOW. “Non
sorprendono, invece, i livelli crescenti di investimenti in iniziative di
Software-Defined Storage, note per offrire un ritorno più immediato.”
Gli intervistati
che hanno risposto al sondaggio di DataCore sullo “Stato del Software-Defined
Storage” appartengono a organizzazioni di diverso tipo, sia per dimensioni sia
per settore industriale, offrendo così uno spaccato statisticamente valido
delle necessità di SDS in ambienti IT di diversa estrazione. I partecipanti
coinvolti provengono da Nord America, Sud America, Europa e Asia e lavorano in
segmenti di mercato verticali come servizi finanziari, sanità, pubblica
amministrazione, industria, istruzione, servizi IT e altri settori a questi
collegati. Il 45 per cento degli intervistati lavora in organizzazioni con meno
di 500 dipendenti, il 31 per cento in organizzazioni che hanno tra 500 e 5.000
dipendenti e il 23 per cento in strutture più grandi.
L’indagine di
DataCore sullo “Stato del Software-Defined Storage” è stata realizzata nel mese
di aprile 2015. Il report completo è disponibile all’indirizzo
www.datacore.com/sds2015 .
DataCore Software è un’azienda leader nel
software-defined storage. Le sue soluzioni per la virtualizzazione dello
storage e per la SAN virtuale permettono alle organizzazioni di gestire e
scalare in modo trasparente le architetture per lo storage dei dati, offrendo
enormi incrementi prestazionali a una frazione del costo di soluzioni offerte
dai fornitori di sistemi proprietari di hardware per lo storage. Adottata in
10.000 siti di clienti di tutto il mondo, la tecnologia adattativa e capace di
auto-apprendere e ripararsi di DataCore elimina le difficoltà legate ai
processi manuali e aiuta a concretizzare le potenzialità del nuovo data center
definito dal software grazie alla sua architettura agnostica rispetto
all’hardware.