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Tra cloud e analytic, nella nuova partita dello storage, Datacore va a segno grazie all’indipendenza

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L’architettura offerta da DataCore è adottata da oltre 10.000 clienti in tutto il mondo, e la propria tecnologia adattiva, grazie alle caratteristiche di autoapprendimento e autocorrezione, risolve le problematiche classiche dei processi manuali di gestione, ed è quindi indispensabile per tutte le interpretazioni dei moderni Software Defined Data Center, grazie alla propria architettura hardware independent.
– Remi Bargoing, country manager Italia di Datacore

Limitarsi a ricondurre lo storage a una mera conservazione dei dati e relativa accessibilità, concentrandosi quindi su spazio e velocità di accesso, rischia di rivelarsi riduttivo nel contesto di una strategia aziendale. Le grandi quantità e varietà di dati che un’organizzazione è chiamata a gestire hanno anche altre importanti implicazioni. «Chi afferma che lo storage sta morendo in termini di business commette un grande errore – afferma Remi Bargoing, country manager Italia di Datacore -. Oltre all’aumento inarrestabile dei dati, bisogna tenere conto anche dei cambiamenti di scenario».

Uno in particolare si rivela strategico, a condizione di avere una visione abbastanza lungimirante. «È fondamentale raccordare i dati in ottica di business analytic, vale a dire trarre vantaggio dalle proprie informazioni – spiega Bargoing -. Nell’arco di pochi mesi può servire a poco, ma impostando il lavoro su anni si possono ottenere indicazioni importanti, utili a livello tecnico per l’infrastruttura IT, utili anche per il marketing e come supporto al management».

Una situazione nella quale di riflesso si trova inevitabilmente coinvolto anche il mercato dell’offerta. «Chi si adatta e mostra flessibilità, non accusa particolarmente la crisi – osserva Bargoing -. Quelli ancorati al tradizionale invece, hanno speso in grandi strutture, difficili da cambiare e quindi con maggiori rischi».

Datacore non esita a collocarsi tra i primi, forte dei risultati di decisioni prese in tempi non sospetti, all’apparenza di all’ora quasi azzardate. «Chi è riuscito a guardare lo storage oltre l’aspetto fisico oggi è in vantaggio. Nell’approccio alle infrastrutture software defined, possiamo contare su una forza speciale. Le nostre applicazioni non sono legate a nessuno, non l’abbiamo mai voluto fare. Magari fa perdere qualcosa in termini di notorietà, ma alla fine è una strategia che paga».

Trovando conferma anche in chi solo pochi anni fa chi puntava senza esitazioni su una migrazione al cloud puro e oggi si trova a dover fare i conti con uno scenario nettamente orientato all’ibrido, la strategia dell’azienda resta incentrata sulla massima flessibilità. «Credo sempre meno nelle soluzioni proprietarie. Ogni tassello deve adattarsi al contesto del cliente e questo è l’aspetto sul quale raccogliamo le maggiori soddisfazioni».

Datacore: il substrato Software Defined che gestisce l’iperconvergenza

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